SIOR TODERO BRONTOLON
"Tutta la morale di questa commedia consiste nell'esposizione di un carattere odioso, affinché se ne correggano quelli che si trovano, per loro disgrazia, da quessta malattia attaccati. E in fatti quale maggior disgrazia per un uomo, che rendersi l'odio del pubblico, il flagello della famiglia, il ridicolo della servitù? Eppure non è il mio Todero un carattere immaginario. Pur troppo vi sono al mondo quelli che lo somigliano..." (da L'Autore a chi legge, ediz. Pasquali, Venezia 1774) Todero (forma veneziana per Teodoro) è un personaggio che non appartiene soltanto alla Storia del teatro, ma a quella generale del costume. L'intolleranza è invero una piaga che attraversa tutte le epoche, in particolare quelle di crisi sociale: quella di decadenza della Serenissima descritta da Goldoni, come quella odierna, di frantumazione dei valori. Assieme a Le baruffe chiozzotte e ad Una delle ultime sere di Carnovale, Sior Todero brontolon compone la trilogia dei capolavori del 1762, l'ultima stagione trascorsa dall'Autore nella sua Venezia, prima del volontario esilio a Parigi (dove morirà ottantaseienne nel 1793). La commedia si trova all'apice dell'arte teatrale goldoniana, che spazia con genialità dai vivaci esterni popolari ai malinconici interni borghesi; dalla "pittura d'ambiente" alla approfondita rappresentazione psicologica dei caratteri. |