DON CHECO Versione veneta di Gino Cavalieri
Nel 1936 Gino Cavalieri (Vicenza 1895-Treviso 1992) ne mise in scena la versione veneta, facendo entrare Don Checo nel novero delle commedie più applaudite del repertorio regionale. Cavalieri era agli inizi della sua lunga attività di capocomico, dopo una fortunata carriera d'attore nella compagnia veneta di Gianfranco Giachetti e in quella nazionale di Tatiana Pavlova, lodatissimo nei ruoli di caratterista. Nella canonica di Don Checo trovano svolgimento le vicende di una piccola comunità del Veneto d'anteguerra: per difendere una maestrina sedotta e abbandonata dal maggiorente locale (il conte Mauri), il sacerdote protagonista - che non risparmia le maniere forti per mettere sulla buona strada i suoi parrocchiani - rischia la rimozione a seguito delle pressioni sulle autorità ecclesiastiche del "nobiluomo" e di un sedicente "Comitato per la moralità", istituito da alcune bigotte. Ma il paese si oppone: il carrettiere Caneta, già "miracolato" dalle bastonate del parroco, dà voce alle istanze della povera gente, tutta dalla parte di Don Checo; persino il Podestà interviene presso il Patriarca di Venezia per scongiurarne la partenza… La commedia intreccia abilmente il piano drammatico e quello sentimentale, con una serie di irresistibili contrappunti comici condotti da Caneta, vera e propria maschera popolare. Gino Cavalieri consegnò personalmente il copione di Don Checo nel 1959 alla Compagnia "Città di Este", che da allora ne ha fatto uno dei propri "cavalli di battaglia". L'allestimento per la stagione comica 2000/2001 riprende la regia dell'indimenticabile Rino Bortoloni, che nel ruolo del protagonista per quasi trent'anni ha dato - accanto all'impetuoso temperamento dell'ex cappellano militare e all'ironia tutta veneta del prete di campagna - uno spessore di profondissima umanità. |